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Incontro d’autore Alda Bernasconi

Incontro d’autore

Alda Bernasconi presenta Graffiando il Novecento, martedì 8 ottobre ore 18:30, Pom Rossin Tesserete

Martedì 8 ottobre alle ore 18:30, l’editrice Alda Bernasconi (Edizioni Ulivo) presenta Graffiando il Novecento dell’autrice scomparsa Irene Marcionetti. L’incontro sarà moderato da Giancarlo Dionisio.

L’ingresso è gratuito e senza iscrizione. Al termine della presentazione seguirà un rinfresco offerto.


Irene Marcionetti

Irene Marcionetti, nacque a Sementina il 27 aprile 1905 e morì a Locarno il 9 luglio 2004.
Ancor giovanissima manifestò il suo spirito libero, dando filo da torcere alla madre Maria Minetti, detta Marietta.
Il padre Pietro Marcionetti condivideva le idee della figlia e l’assecondò anche nella scelta degli studi. La tubercolosi colpì duramente la loro famiglia, causando lutti e povertà.
Terminata la Magistrale, Irene lavorò a San Nazzaro, dove fu la maestra di ben tre generazioni.
Lo spauracchio del gerontocomio la spinse ad accettare, all’età di 98 anni, l’offerta di una nipote che la ospitò a Minusio, durante gli ultimi mesi della sua vita.
Pensierosa, ci confidava: «Non so se ci saranno altre vite dopo la morte; io spero proprio di no. Ma se dovessi ritornare su questa terra, sceglierei ancora di non sposarmi e di svolgere la professione d’insegnante».

Il volume è stato curato dalla nipote Michela Persico-Campana.


Graffiando il Novecento

"Il giorno del trasloco Irene sedeva stanca, con le ossa consumate dai suoi 98 anni.
Volle buttare in uno scatolone le sue scartoffie, alcune fotografie e i libri vecchi ormai rovinati.
Qualcuno, curioso, frugò in quello scatolone, prima di depositarlo nella discarica, e vi scoprì un mazzetto di fogli consumati e ingialliti dal tempo. Si trattava di poesie scritteda Irene e di alcune lettere che le aveva inviato negli anni ‘30 Sibilla Aleramo, la poetessa che fu compagna di Dino Campana.
Il recupero di questi documenti dimostrò che la vita di Irene aveva graffiato il Novecento e non poteva essere consegnata all’oblio. Con amore e pazienza, la nipote Michela ha cercato di recuperarla, ricostruirla e raccontarla."

Da una lettera dell'amica Sibilla Aleramo si legge:
Cara Irene,
ho avuto iersera la tua lettera, e, qualche giorno fa, l’altra con le poesie. Prima di tutto voglio dirti che son vere “poesie” se ben così piccole e tenui. C’è una grazia, una delicatezza, una purità di tocco commoventi. E ti somigliano, cara bambina. Grazie d’aver superata la tua timidezza e d’avermele mandate. Ora ti conosco di più, o almeno ho la conferma di ciò che avevo intuito della tua anima, vedendoti. Cerca di portar in salvo attraverso la vita, ch’è spietata, il tuo dono di sensibilità profonda. Continua a “notare” così, per te, i tuoi momenti più intensi o più alati.
E poi un giorno ti troverai fra le mani una buona messe, ch’io ti aiuterò, se vorrai, a distribuire altrui. Coraggio, piccola. E non devi essere malata, comprendi?Devi averti cura, da sola, da brava.
Non affaticarti, non restar tardi la notte, altrimenti ti sgrido, mi senti? Scrivimi anche se non rispondo a tutte le tue lettere, esse mi son tutte care.
Io lavoro al mio nuovo libro(Gioie d’occasione), ed è un gran tormento.
Voglimi bene. Ti abbraccio
Sibilla Aleramo

All’incontro del 22 ottobre 2005, presso l’Archivio delle donne di Melano, la professoressa Emma Scaramuzza ha commentato così il libro:

Io ho letto l’introduzione che è stata fatta di questo libro che diceva “in primo piano un io che per esistere deve scomparire mortificarsi accartocciandosi e umiliandosi come corpo di animale battuto”. Ecco io non sono stata d’accordo con questa definizione quando poi ho letto le poesie nel senso che c’è un desiderio da parte della poeta, di Irene, di “scomparire” ma non è che lei voglia far scomparire la sua persona fisica, quello che lei desiderava scomparisse era il suo ego. Quindi quello che non è stato visto è stata questa sua attitudine, per certi aspetti mistica, quindi di desiderare per l’appunto di potersi offrire nella sua nudità. Mi sembra importante questa poesia scritta poco prima della morte, perché secondo me, ci rivela il senso della sua vita: dove vediamo che la mortificazione era soltanto degli inceppi della carne come ciò che limita, tanto è vero che è intitolata “E dopo”.

E dopo….
Camminerò nel cosmo.
Balzerò da una stella a una cometa
e la mia gioia cosmica –
scenderà sulla terra
a sfumarsi
nell’aurora boreale.
Sosterò su d’un filo di luce –
ma perché il mistero –
apre uno spiraglio?
Rivedrò
la verde erba ondeggiante –
la processione delle formiche
sul caldo sentiero –
il mulinello di una foglia cadente –
Dagli occhi –
allora –
sfuggiranno delle gocce luminose:
e sulla terra
voi direte:
oh! le stelle cadenti.

Quindi mi sembra proprio di un essere che quando si immagina oltre la morte, che il corpo fisico è finito, quello che lei diventa è luce, è bellezza della natura. È Dio. E quindi vuole regalare stelle cadenti. Ancora. E questa non è mortificazione.


 
 
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Rassegna: ritrovarsi nei nuclei - Poesia

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